Una corsa contro il tempo

Una corsa contro il tempo


Prospettiva Betlemme N. 64 - Tema

Foto: © Shireen Khamis

Il piccolo Ali, da uno sperduto paese della Cisgiordania, soffriva di forti scariche diarroiche e non riusciva a trattenere i liquidi. Per fortuna riusciva ad arrivare in tempo all’Ospedale pediatrico di Betlemme dove i medici gli salvavano la vita.
 

Ali era venuto al mondo lo scorso anno in piena salute. All’età di due mesi, però, contraeva una grave infezione gastrointestinale. Incapace di trattenere i liquidi, il picco-
lo subiva una pericolosissima disadratazione. Scendeva rapidamente di peso raggiungendo i 2 kg e 100 grammi.Una banale infezione si trasformava in una emergenza.

Ricovero in condizioni critiche

Nel villaggio di origine, l’assistenza sanitaria è molto carente e la mamma Kifah voleva in tutti i modi portarlo all’Ospedale pediatrico di Betlemme. Iniziava così una corsa contro il tempo. La giovane mamma raccoglieva il necessario e si precipitava nell’auto di un parente. Il viaggio verso Betlemme si rivelava tutt’altro che facile per il neonato, anche a causa del terreno accidentato. A metà strada, Ali perdeva conoscenza provocando un’indicibile angoscia. Sarebbe riuscito a raggiungere l’Ospedale ancora vivo? Causa il traffico, l’autista, clacsonando disperatamente, riusciva ad avanzare con grande fatica.
 

Stabilizzazione del paziente e prevenzione

Finalmente si riusciva a raggiungere la struttura dove il piccolo sarebbe stato salvato. Ali veniva trasferito immediatamente in Terapia intensiva dove gli veniva somministrata una fisiologica agli elettroliti per stabilizzarne le condizioni. Dagli ulteriori accertamenti medici emergeva che era stato un rotavirus ad avere gravemente debilita to il corpicino del piccolo. Veniva anche riscontrata una intolleranza al lattosio la quale rendeva problematica un’alimentazione tradizionale.

Oggi Ali può tornare a sorridere 

La pediatra di turno istruiva la mamma sui metodi di prevenzione. L’infezione da rotavirus è dovuta al contatto con oggetti e può essere evitata adottando misure
igieniche appropriate. Inoltre, il lactarium ospedaliero metteva a disposizione di Ali un latte ipoallergenico.
 

Impegno della mamma

Riuscire a stabilizzare le condizioni del piccolo in Terapia intensiva si è rivelato determinante nel salvargli la vita. Ma pure le altre unità ospedaliere quali il laboratorio, il
lactarium e i Servizi sociali hanno giocato un ruolo primario. Mettendo a disposizione le conoscenze, esse hanno infatti tutte contribuito alla felice risoluzione di questo
caso. Non va dimenticata infine la mamma Kifah che, con la sua tempestività, ha portato il figlio all’Ospedale pediatrico di Betlemme. In arabo il suo nome significa «lotta» e lei ha vinto la sua battaglia contro il tempo.
 

Visite di controllo regolari

Dopo alcune settimane il piccolo Ali ha lasciato l’Ospedale. La mamma Kifah lo porta però regolarmente ai controlli. L’ultima volta il piccolo era cresciuto del doppio
rispetto a quando era stato dimesso. 

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